È considerata la più bella chiesa
barocca di tutta la bassa modenese. Nel 1570, quando la comunità fu minacciata dai Turchi, il Papa San Pio V invitò i fedeli a pregare la Madonna avvalendosi del Rosario per scongiurare il grave pericolo; in quello stesso anno si formò a Finale la Confraternita del SS. Rosario. Nel 1571 i Veneziani sconfissero i Turchi nella battaglia di Lepanto e, poiché il papa aveva avuto una visione della vittoria nel momento stesso in cui essa si compiva, in tutto il mondo la devozione del SS. Rosario, aumentò notevolmente, tanto che a Finale nel 1572 la confraternita decise di edificare una chiesa ad esso dedicata.
All’interno è stato collocato un prezioso
organo in una cassa lignea settecentesca dipinta di bianco con fregi dorati.
- Seconda cappella a destra : è dedicata alla Madonna del Carmine La ricchissima ancona in legno fu disegnata da Francesco Ferrari (Rovigo 1634-1708), così come la statua della Madonna e il dipinto del velario nella nicchia. Le sculture in terracotta patinata a scagliola nei 4 angoli eseguite da Luigi Righi raffigurano San Luigi, Sant’Elia profeta, San Simone Stock, San Giovanni della Croce. I dipinti seicenteschi sulle pareti laterali sono di Francesco Ferrari e rappresentano due Sante in abito carmelitano: a destra Santa Teresa d’Avila, in ginocchio sormontata da una cornice recante il motto “O patire o morire” e a sinistra Santa Maddalena de Pazzi che riceve la visione di Gesù Bambino con in alto il motto “Patire, non morire”.
Prima cappella a destra: è dedicata a
San Giovanni Battista. Una ancona in legno intagliato con al centro un
crocifisso in legno policromo della fine del ‘500. Un dipinto olio su tela ritagliata al centro a forma di croce, raffigura
La Madonna addolorata, San Giovanni Evangelista e la Maddalena e funge da nicchia al crocifisso.
- Seconda cappella a destra : è dedicata alla Madonna del Carmine La ricchissima ancona in legno fu disegnata da Francesco Ferrari (Rovigo 1634-1708), così come la statua della Madonna e il dipinto del velario nella nicchia. Le sculture in terracotta patinata a scagliola nei 4 angoli eseguite da Luigi Righi raffigurano San Luigi, Sant’Elia profeta, San Simone Stock, San Giovanni della Croce. I dipinti seicenteschi sulle pareti laterali sono di Francesco Ferrari e rappresentano due Sante in abito carmelitano: a destra Santa Teresa d’Avila, in ginocchio sormontata da una cornice recante il motto “O patire o morire” e a sinistra Santa Maddalena de Pazzi che riceve la visione di Gesù Bambino con in alto il motto “Patire, non morire”.
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Cappella maggiore: è caratterizzata da una grandiosa scenografia settecentesca, di carattere rococò, che ha il suo fulcro nell’ancona interamente in legno dipinto a imitazione del marmo. I palchetti nel vano superiore protetti da gelosie ospitavano il coro e i membri della confraternita; risalta la statua della Madonna in legno policromo opera dello scultore Pietro Guattieri e i 15 ovali di Gregorio Boari raffiguranti i misteri del Rosario. Del pittore Luigi Mancini (Modena 1805-1866) sono la Battaglia di Lepanto sotto la finestra di destra e San Pio V che riceve da un angelo la notizia della vittoria dei cristiani sotto la finestra di sinistra. Di particolare rilievo l’affresco seicentesco di Francesco Ferrari che rappresenta La gloria dello Spirito Santo e al centro della volta centrale La gloria del Nome di Gesù, sempre dello stesso autore.
Seconda cappella a sinistra: risalta il dipinto “Il miracolo di Soriano” di notevole valore attribuito a Francesco Stringa (Modena 1635-1709), il più importante artista del ducato estense del 1600; esso raffigura la Madonna che sorregge una tela con l’immagina di San Domenico, identica a quella venerata nel Santuario di Soriano in Calabria che, secondo la tradizione, fu miracolosamente dipinta dagli angeli.
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Prima cappella a sinistra: accoglie un dipinto di Carlo Cignani (Bologna 1628-1719) , il pittore bolognese tra i più famosi del 1600 e raffigura San Filippo Neri in levitazione sulle nubi mentre gli appare una Madonna dal volto di bambina che gli porge suo figlioletto benedicente.