Il
Convento dei Frati Cappuccini di Camerota è un complesso monastico situato sulla collinetta del rione San Vito.
Edificato nel 1602 dai padri Sisto da Bollita, padre Stefano da Camerota e dal feudatario Orazio Marchese, fu
soppresso una prima volta nel 1806 quando Camerota fu assediata dai francesi che trafugarono e distrussero molte opere, oltre alla ricca biblioteca donata dal vescovo di Policastro Mons. Giacinto Camillo Maradei sul finire del Settecento. I
volumi superstiti furono restituiti al seminario Vescovile di Policastro Bussentino. Riaperto nel 1818, fu nuovamente soppresso ed i frati furono definitivamente allontanati con la
legge del 1866 che sopprimeva tutti i Conventi sul territorio italiano.
La
struttura del complesso è molto articolata, e presenta 30 vani disposti su due piani. Al centro si trova un piccolo chiostro con il pozzo, e verso nord la chiesa. Un pregiato portone d'ingresso in legno di castagno, che conserva ancora le antiche chiusure ed i battenti in legno, conduce all'interno a due navate, custode di un
interessante patrimonio storico-artistico, costituito da sculture lignee e dipinti su tela del 1600. La seicentesca pala d'altare, realizzata dall'artista
Ippolito Borghese, è racchiusa in una cornice in legno scolpita e modanata. Presso la sagrestia sul retro della chiesa si può ammirare un lavabo in marmo nero portovenere composto da una grande vasca con fregi, e con data 1736 scolpita in numeri romani.
Curiosità
- L'artista Ippolito Borghese era attivo a Napoli dal 1598 al 1627 e aveva fitti rapporti con i cappuccini del Sud Italia, che agli inizi del 1600 erano soliti commissionare grandi pale d'altare per le chiese dei loro conventi, dedicate perlopiù all'Immacolata Concezione e ai santi della devozione francescana. Alcune sue opere sono presenti infatti anche in altri conventi sia in Campania che in Basilicata.