Descrizione
L'Ecomuseo della Valle del Bitto, interamente immerso nel Parco delle Orobie Valtellinesi, si snoda lungo un sentiero di 3 km e mezzo, con partenza Porta del Parco di Albaredo - nel centro abitato - e termine all'alpe di Vesenda bassa, appena oltre i confini di Albaredo.
Il percorso dura circa 1h30 e consente di scoprire alcuni dei luoghi caratteristici della tradizionale attività contadina di questa comunità, attraverso un viaggio immersivo nel loro contesto naturale.
Partenza: dalla Porta del Parco di Albaredo a quota 900m s.l.m., si percorrono 2 km in auto o in pullman fino alla "Via dei monti" (1.146 s.l.m.). dove si incrocia l'antica strada Priula. Imboccata questa antica via, si prosegue a piedi fino all'Alpe Vesenda Bassa a quota 1.350 s.l.m.
Tempo di percorrenza: 1h 30'
Tipologia del sentiero: per 2/3 m 2 di larghezza, nel tratto terminale nel bosco m 1 di larghezza.
Prima Tappa: La Porta del Parco di Albaredo
Immersa tra castagneti, prati e cedui, questa struttura è un nuovo centro didattico-ambientale adibito all'informazione e all'organizzazione di attività didattiche e ricreative all'aperto, inerenti il Parco Orobie Valtellinesi. Qui potrete trovare interessante materiale informativo, una mostra permanente sui formaggi tipici orobici ed altre informazioni sulla Valle. Dall'ampio terrazzo panoramico, potrete godere di uno spettacolare panorama su tutta la Valle del Bitto di Albaredo, dalla catena Orobica, alla catena delle Alpi Retiche.
Seconda Tappa: L'antica strada Priula, Resti dell'antica segheria e Allestimento di una carbonaia
Proseguendo lungo il percorso giungerete all'antica strada Priula - detta anche di San Marco -, costruita tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento per volere di Alvise Priuli, Podestà di Bergamo. La via - che ben presto si rivelò strategica - fu realizzata per consentire alla popolazione bergamasca di raggiungere facilmente la Valtellina e dunque di scongiurare che l'economia locale venisse stroncata dai traffici dei milanesi.
Proseguendo lungo il tracciato, superato il ponte Binnocchio e poco prima di quello delle Leghe, giungerete all'antica segheria (1.115 m), utilizzata fino ai primi decenni del Novecento con il metodo di taglio "alla trentina". La Valle del Bitto è ricca di boschi di conifere, caratteristica che ha favorito la nascita del mestiere del "burelèr" (il boscaiolo), oltre a quello del carbonaio, ben rappresentato dall'allestimento della carbonaia situato oltre il ponte.
Terza Tappa: Casello del latte
Salendo verso Dosso Chierico, si giunge al suggestivo Casello del latte. In questo maggengo veniva lasciato il latte appena munto, fino a quando non affiorava la panna.
Quarta Tappa: Forni Fusori del ferro
In località Vesenda, incontrerete i ruderi dei muri perimetrali dei forni fusori (1.180 m), testimonianza dello sfruttamento del ferro nel Duecento, considerato un metallo molto prezioso nonché importante elemento dell'economia delle valli orobiche. Con le prime concessioni minerarie, la zona ai piedi dei monti Pedena ed Azzarini fu quella maggiormente interessata dall'attività estrattiva. La lavorazione dei minerali avveniva nei forni fusori, dove veniva bruciato il carbone fino al raggiungimento della temperatura di 1200 gradi, affinché potesse avvenire la separazione del minerale di ferro dalla roccia che lo conteneva.
Quinta tappa: L'Abete di Vesenda, ciclopico albero monumentale
Oltre il Bitto, nel territorio di Bema, potrete ammirare l'abete di Vesenda, un abete bianco monumentale che ha dai 300 ai 350 anni, alto 38,5 m, con una circonferenza di 5,65 m, un diametro di 1,79 m. Una meraviglia naturale per gli occhi.
Per maggiori informazioni, rivolgersi alla Porta del Parco Orobie Valtellinesi di Albaredo:
Tel.: +39 393 9966163 - 848 780 761
Email: ecomuseo@vallidelbitto.it