Il
Museo d'Arte Contemporanea Ludovico Corrao nasce nel 1980, in un'ala al piano terra dell'Istituto comprensivo "Papa Giovanni XXIII", con l'obiettivo di proporre al visitatore un
percorso storico e cronologico dell'arte contemporanea, basato sulle distinte fasi dell'arte italiana e contemporanea.
Custodisce al suo interno circa
2000 opere di artisti, scultori e fotografi che parteciparono alla ricostruzione di Gibellina dopo il violento terremoto del 1968 e che hanno l'obiettivo di raccontare la ricostruzione della cittadina. Fra gli artisti che parteciparono e le cui opere sono esposte al Museo, i siciliani Pietro Consagra, Carla Accardi ed Emilio Isgrò, ma anche Alighiero Boetti, Fausto Melotti e Toti Scialoja.
Le opere sono suddivise in
otto sezioni seguendo un asse temporale che va
dal primo Novecento fino alle ultime Avanguardie, fra queste vi sono il
Ciclo della Natura, costituito da dieci grandi tele dedicate ai bambini di Gibellina realizzate dall'artista Mario Schifano nel 1984 e
La notte di Gibellina, un'opera di Renato Guttuso che rievoca la notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1970 durante la quale venne organizzata una fiaccolata in memoria del sisma. Una delle sale del museo è stata dedicata all'artista Mario Schifano ed un'altra ai
bozzetti delle opere di ricostruzione della nuova Gibellina successivamente installate nel territorio.
Dal 2004 esiste una sezione detta
MAD, ovvero
museo- laboratorio delle arti decorative,
in cui si svolgono mostre didattiche in collaborazione con le accademie siciliane. In una sezione vi sono esposti i "Prisenti", drappi cerimoniali ricamati dalle donne locali seguendo il bozzetto di Carla Accardi, una testimonianza della religiosità contadina. Infine, la collezione del Museo si conclude con una
mostra fotografica e testimonianze sul terremoto raccolti dai giornalisti che accorsero sul posto quella notte.
Curiosità
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Il Museo vanta la più vasta collezione di arte contemporanea del Sud Italia.
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Il MAC ha dedicato una sala al mecenate e gallerista Nino Soldano, il quale donò la sua collezione di opere grafiche alla città, costituendo il primo nucleo del Museo.