Il
Sentiero CAI nr. 201 - con un dislivello massimo di 600 m - è l’antica e unica mulattiera che
sale al Santuario della Madonna di Montevergine, lungo il versante sud-orientale del Partenio
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Si tratta di un percorso molto suggestivo, da secoli effettuato a piedi scalzi dai fedeli in omaggio alla Vergine "Mamma Schiavona".
La salita - nota con il termine dialettale "juta" - comincia nei pressi della Piazza Demanio del borgo di Ospedaletto d'Alpinolo e si snoda tra incantevoli bellezze naturalistiche. La prima tappa è la Cappella dello Scalzatoio, dove secoli orsono i pellegrini erano soliti depositare le proprie scarpe per proseguire a piedi scalzi; continuando, una serie di tornanti in salita vi condurranno al cosiddetto Trono della Madonna, una particolare roccia a forma di sedia dove secondo la tradizione si sarebbe seduta la Vergine durante il suo tragitto al monte Partenio; proseguendo incrocerete una strada carrabile all'altezza del Casone, dove dovrete mantenere la destra e deviare a destra su una strada acciotolata (è qui che confluisce il sentiero proveniente dal centro storico di Mercogliano). Arriverete così al Tiglio Sacro, da dove - intersecando più volte la strada asfaltata - percorrerete le Stazioni della Via Crucis e giungerete al magnifico Santuario di Montevergine.
Difficoltà: E
Durata: 3 ore
Dislivello max: 600 m
Lunghezza: circa 8 Km
Attrezzatura necessaria: Scarpe da trekking, bastoncini e giacca a vento.
Curiosità
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E' tradizione secolare fare la "Juta" al Santuario partendo da Ospedaletto d'Alpinolo, nella notte tra l'11 ed il 12 settembre, sebbene il percorso sia meta di pellegrini tutto l'anno.
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L'abitudine dei fedeli di sedersi sul Trono della Madonna lungo il cammino, ha fatto sì che la roccia si sia modellata ulteriormente.
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Le prime testimonianze di salite al Partenio risalgono all'epoca del Patrono dell'Irpinia Guglielmo da Vercelli (1085-1142), quando i devoti si recavano alla chiesa per conoscerlo.
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I pellegrinaggi svolti in passato, prevedevano il digiuno o l'astinenza da carne, uova e formaggi. Un'altra tradizione voleva che a recarsi in pellegrinaggio fossero donne non ancora sposate, che mentre salivano al monte intrecciavano rami di ginestra, promettendo alla Vergine di tornare l'anno successivo per sciogliere il nodo in compagnia dello sposo. Un'altra ancora vedeva ragazze giovanissime salire a piedi nudi al santuario per conto di terzi per ringraziare la Vergine della grazia ricevuta. Al ritorno, scendendo, gli uomini erano soliti fare una corsa sui carri chiamata "recanata", mentre le donne intonavano canti popolari.
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