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Rofrano é un borgo campano di circa 1.550 abitanti arroccato su una collinetta a 450 m sul livello del mare, che rientra nel territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Le campagne intorno al paese sono bellissime e fertili .... Quattro monti racchiudono Rofrano: il Monte Sacro o Gelbison, il Cervati, il Monte Rotondo e il Centaurino. Percorrendo la strada da Laurito verso Rofrano potrete ammirare un meraviglioso spettacolo di burroni e vivere un viaggio pieno di emozioni. Lungo i numerosi corsi d'acqua che attraversano il paese e i suoi dintorni si possono ancora rinvenire i resti degli antichi mulini ad acqua. Attraversati due fiumi, il Fiume Sacro e il Faraone, si sale verso il borgo.
Circondato da vasti castagneti ed uliveti, il centro storico del borgo era originariamente racchiuso in una cinta muraria medievale con 4 torri e 3 porte di accesso, delle quale soltanto una é rimasta ancora in vita, Porta Sant'Antuono, affiancata da una torretta. Partendo dal Santuario di Santa Maria di Grottaferrata si scende al paese vecchio, arroccato sulla discesa di una collinetta. Il borgo é attraversato da scalette e stretti vicoli che un tempo pullulavano di artigiani, su cui esistono abitazioni private ormai perlopiù disabitate; avventurandovisi senza conoscerlo, si rischia di perdersi quasi come in un labirinto.
Gli amanti delle passeggiate nella natura incontaminata nonché di trekking specialistici di più giorni ameranno Rofrano. Lungo tutto il territorio si sviluppa infatti un'antica rete di sentieri e vie di comunicazione, in un contesto paesaggistico e naturalistico di grande bellezza da apprezzare in tutte le stagioni dell'anno. La via più suggestiva è quella che conduce alla cima del Monte Sacro, indubbiamente la più importante di tutto il Parco Nazionale; veniva impiegata un tempo dai pellegrini in cammino dalla Basilicata e della Calabria. Gli sportivi più avventurosi adoreranno l'accidentato corso del Fiume Faraone, dove poter fare attività come il torrentismo, nelle forre dell'Emmisi e delle Fistole; senza tralasciare la risalita del canyon di Monte Rotondo con la Cascata dello Scanno del Fuoco. Gli appassionati di arrampicata sportiva troveranno tante falesie dove poter praticare anche l'esplorazione speleogica delle cavità carsiche. Per i cicloamatori, si consigliano i viottoli immersi tra gli splendidi boschi di cerro e di castagno che circondano il centro abitato. Recentemente è stato recuperato un antico sentiero, il Sentiero dei Monaci, che si presume collegasse il monastero basiliano del borgo con i vicini cenobi di Policastro Bussentino e San Giovanni a Piro, suoi possedimenti; l'intera area è attrezzata con panchine, pannelli esplicativi e segnaletica direzionale.
Il borgo di Rofrano è questo e molto altro ancora...
Curiosità
Rofrano é stata oggetto di un'importante inchiesta alimentare svoltasi nel 1954, continuata fino al 1995, effettuata dall'Istituto della Nutrizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche ad opera dell'Istituto Luce e della quale si conservano ancora i filmati. L'inchiesta mirava allo studio dei bisogni e consumi della popolazione italiana dell'epoca, praticati in particolare su quella popolazione che viveva nelle zone più disagiate della penisola. Recentemente si é scoperto che la popolazione di questi territori é di gran lunga piu longeva di quella di altre zone prese a campione; questa scoperta ha portato alla rivalutazione della dieta di un tempo e di stili di vita quasi scomparsi. E' grazie a questa inchiesta che venne descritta per la prima volta quella che in seguito diventerà famosa: la dieta mediterranea.
L'accattivante posizione geografica di Rofrano, tra l'entroterra e le valli interne, e il suo territorio interamente montano ma non distante dal mare, lo rendono la base ideale per diverse mete di visita, tra le quali: quella al Massiccio del Cervati (1.898 mt.), il tetto della Campania, con le sue spettacolari gole, gli inghiottitoi, le forre e le limpide sorgenti; quella alla Grava di Vesalo, imponente condotto ipogeo dove - dopo un salto nel vuoto di circa 100 metri - spariscono le acque del Torrente Millenzio; quella all'Affondatore di Vallivona, un pozzo carsico all'interno di una valle di deposito glaciale.
Nel paese, circondato da vasti castagneti ed uliveti, é ancora molto curata la raccolta delle castagne e delle olive.
Grazie a diversi allevamenti di ovini, caprini, bovini allo stato brado, viene prodotto il caciocavallo podolico D.O.P.
Tra le specialità gastronomiche e i prodotti tipici di Rofrano vi sono i "triddi", una pasta tipica locale preparata con la farina di castagne; i "cavatieddi", particolari gnocchi di patate; i "fusiddi al ragù cilentano"; il "pane di Rofrano"; i "pomodorini di Rofrano"; e il "bucchinotto", dolce a base di castagna. A quest'ultimo è dedicata una sagra che si svolge ogni anno nel mese di Ottobre: la Sagra del Bucchinotto.
Cenni Storici Il Canonico Domenico Antonio Ronsini ravvisa l'origine del nome nei suoi "Cenni storici su Rofrano" (Salerno, 1873) dall'antica Rufra del Sannio indicata da Virgilio nel VII libro dell'Eneide. Secondo altre tradizioni, il nome deriverebbe dalla quercia rovere che riveste le sue montagne.
Il paese nuovo prese il nome dall'antico e si raggruppò intorno ad un cenobio di basiliani presso la Chiesa di Grottaferrata. Ruggiero II, re di Sicilia, concesse la badia e il feudo di Rofrano all'abate basilianoLeonzio nel 1131; il cenobio esisteva in realtà già dalla seconda metà dell'XI secolo. Giulio della Rovere, abate commendatario di Grottaferrata e futuro papa Giulio II, vendette poi il feudo di Rofrano per costruire le mura a difesa dell'abbazia di Grottaferrata.
La badia fu poi data in commenda al cardinale Giovanni Colonna e ciò produsse la rovina dei commendati. Il feudo di Rofrano passò poi nel XV secolo ad Arcamone, conte di Fondi e in seguito a Giovanni Carafa, conte di Policastro, il quale espulse gli ultimi basiliani, fece costruire il palazzo baronale, dominò da tiranno sul popolo e sul clero e finì spogliato dei suoi beni e maledetto dal popolo. Il feudo passò alla fine ai Tosone, finché nel 1806 scomparve del tutto.
Le vicende religiose furono molto importanti. La Chiesa officiata dai basiliani mantenne a lungo il rito greco. Nel 1583, il papa Gregorio XIII l'aggregò alla diocesi di Capaccio. Nel 1680, però, un certo Mons. Bonito in visita a Rofrano, ordinò che fossero bruciati tutti i libri e le scritture greche al fine di assicurare il trionfo della Chiesa latina sulla greca.