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Grumolo delle Abbadesse (VI)

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Foto Grumolo delle Abbadesse (VI)
BENVENUTO A GRUMOLO DELLE ABBADESSE, IL BORGO DEL RISO E DELLE VILLE PALLADIANE!

Grumolo delle Abbadesse è un borgo vicentino di 3.767 abitanti. Situato a 30 mt. s.l.m., è immerso nel tipico scenario delle risaie, pianeggiante e ricco di canali e specchi d’acqua ... . Il suo centro abitato è attraversato dal canale della Moneghina, un tempo navigabile e utilizzato come principale via di trasporto del riso dai campi ai magazzini delle abbadesse.

Per gli amanti delle passeggiate, Grumolo delle Abbadesse è il posto ideale dove camminare immersi nella verde campagna vicentina, respirando aria pulita. Il borgo offre una cornice naturale d'eccezione, in particolar modo quando ha inizio la "stagione del riso" grumolese, il 25 aprile. In primavera inoltrata, le risaie già colme d'acqua conferiscono al paesaggio un aspetto lagunare molto suggestivo, che accoglie cicogne, aironi cenerini, anatre selvatiche, pavoncelle, gallinelle d’acqua e pivieri. Le piante di riso, che vanno in spiga a giugno, ad agosto diventano distese di fili d’oro che restituiscono tutta l’autenticità e la bellezza delle piantagioni di cereali. I primi giorni di maggio, appuntamento fisso è la cosiddetta “Passeggiata tra le Risaie”, all'insegna della scoperta di questo straordinario patrimonio paesaggistico e ambientale.

Nel corso dei secoli, alle religiose sono succedute le famiglie nobili, le quali hanno impreziosito la campagna di splendide ville nobiliari. Degna di nota è Villa Chiericati, progettata dal celebre architetto rinascimentale Andrea Palladio, e riconosciuta Patrimonio UNESCO dal 1996. Sorge nella frazione Vancimuglio, dove potrete ammirare anche la cinquecentesca Villa Da Porto Rigo dalle forme palladiane, e la ottocentesca Villa Lioy di gusto neoclassico. Del Seicento è invece la Villa Canal, sempre di ispirazione palladiana, un tempo residenza estiva della famiglia patrizia veneziana Badoer-Canal e oggi location per eventi e matrimoni. Altre ville si trovano fra le frazioni di Vancimuglio e Sarmego, come Villa Godi Piovene (1597) progettata dall'architetto Vincenzo Scamozzi e Villa Fracasso Lampertico risalente al tardo Settecento. Tutte queste Ville vennero progettate con particolari soluzioni tecniche e strutturali finalizzate alla coltivazione, alla pilatura e alla conservazione del riso, da sempre perno importante dell'economia del borgo. 

A fine settembre giunge il momento della trebbiatura e, dal 1986, la terza settimana del mese ricorre la “Festa del Riso”, una rinomata sagra durante la quale è possibile degustare primi piatti a base delle due varietà di riso coltivate a Grumolo: il “Vialone Nano” e il “Carnaroli" che, oltre ad essere presidio Slow Food, detengono il marchio “De.Co.” (Denominazione di Origine Comunale). I piatti tipici della festa sono il risotto tradizionale “risi e bisi” (una minestra densa di riso e piselli), il risotto con i fegatini, tipico dei pranzi di nozze in campagna, oppure il risotto con anguilla, scampi e seppie. Infine, il “Risoto dea badessa”, condito con carni e verdure, è il piatto volto a benedire il nuovo raccolto, la cui ricetta originale è custodita segretamente. Durante l'evento potrete anche acquistare il riso a km 0 presso i chioschi allestiti direttamente dai coltivatori. 

Il borgo di Grumolo delle Abbadesse è questo e molto altro ancora... 

Curiosità

  • Grumolo delle Abbadesse, insieme ad altri 348 comuni veneti, ha ratificato il “patto dei sindaci”, il cui principale obiettivo comunitario – della CE – è quello di ridurre del 40% i gas a effetto serra entro il 2030.

  • Nel 2009 Grumolo delle Abbadesse è stato premiato “Comune riciclone” da Legambiente per l’efficienza dimostrata nella prassi della raccolta differenziata.

  • Le ville palladiane, a differenza delle ville romane e di quelle medicee toscane, non erano unicamente luogo di svago dei loro proprietari, bensì principalmente dei veri e propri complessi produttivi, con attorno vaste distese campi coltivati e vigneti, magazzini, stalle e depositi per il lavoro agricolo. Grazie al dettagliato trattato "I quattro libri dell'architettura", pubblicato del Palladio nel 1570, le ville palladiane sono state per secoli fonte di ispirazione degli architetti europei.

  • Il piatto tipico "risi e bisi" - preparato col riso vialone di Grumolo e con i piselli di Lumignano -  veniva richiesto dal doge ogni anno il 25 aprile, giorno di San Marco, patrono della Serenissima Repubblica di Venezia.

  • Con l'evoluzione delle pratiche agricole e del mercato dei cereali, la superficie coltivata a risaia si è purtroppo ridotta a 130 ettari e i produttori a 7, di cui soltanto 3 dotati di un proprio impianto di pilatura. Con l'intento di salvaguardare il patrimonio delle risaie e questo antico esempio virtuoso di agricoltura, i produttori si sono costituiti in associazione, adottando un disciplinare di produzione e creando un punto vendita comune.

  • Nei mesi estivi il borgo è caratterizzato da un insistente e simpatico sottofondo: il gracidare delle rane, garanzia di pratiche agricole rispettose dell'ambiente.

  • Originario di Grumolo delle Abbadesse è lo scrittore Giuseppe Ausilio Bertoli, definito "un erede diretto della tradizione scapigliata" e vincitore di molteplici riconoscimenti tra i quali il Premio speciale “Ferdinando Palmieri 2018” e il Premio alla carriera “Maria Monteduro 2018”.



Cenni Storici
Grumolo” deriva dal latino "Grumulus," parola dal duplice significato di “piccola altura” e “mucchio di terra” che, al femminile “gruma,” significa “selva:" si tratta di un toponimo che richiama i caratteri geomorfologici originari del borgo e che significa "piccola altura boscosa" sulla quale, a partire da un primo insediamento antropico di “pagus” romano, si sviluppò una “curtis” longobarda (568-774).
Prima dell’anno Mille a Grumolo sorgeva il castello di una contea del ducato longobardo-vicentino, tant’è che i suoi primi nomi sono stati “Contea di Grumolo” e “Grumolo delle Contesse.”
Successivamente, nel 1004, il vescovo Liudigerio I donò in feudo il territorio di Grumolo alle badesse del monastero benedettino di San Pietro di Vicenza le quali, nei due secoli successivi, trasformarono le sue selve paludose in centinaia di ettari di campi produttivi, attraverso opere di disboscamento e bonifica, che a partire dal Cinquecento destinarono prevalentemente alla coltura del riso.
Siccome la madre superiora delle badesse benedettine deteneva il titolo di Abbadessa, da allora in poi il feudo assunse il nome di “Grumolo delle Abbadesse.”
Le monache ereditarono anche il castello longobardo costruito dai conti proprietari del feudo prima del loro arrivo. Sebbene sia indicato nei documenti imperiali di Enrico I (1008), di Federico I (1158) e di Ottone IV (1210), che confermano al vescovo Uberto il possesso dei castelli vicentini, del castello di Grumolo non è rimasta traccia. Probabilmente, fu distrutto da Ezzelino III da Romano agli inizi del 1200 – periodo di lotte tra guelfi e ghibellini, che a livello locale si configuravano come scontri tra Vescovi e Conti – siccome Federico II confermò le giurisdizioni su Grumolo al vescovo Zilberto piuttosto che a Ezzelino.
Dall’anno Mille, la storia di Grumolo è strettamente legata, nelle strutture civili e nelle dinamiche socio-economiche e religiose, al Monastero di San Pietro di Vicenza e alle badesse, che beneficiavano del suo cospicuo patrimonio, arricchitosi di donazioni di imperatori, papi, vescovi e laici, spinti a donare dalla credenza, allora diffusa, della fine del mondo.
Giuseppe Rancan, nel volume “Grumolo attraverso i secoli,” scrive che il vescovo, il podestà e l'abbadessa di S. Pietro fossero le persone più potenti del territorio vicentino. Di fatto, nelle sue terre e sui suoi sudditi grumolesi, l'abbadessa esercitava un potere sia spirituale che temporale, nominando sia i parroci che le autorità del popolo.
Nel Quattrocento, dopo la fase di transizione dal feudalesimo al Comune, il dominio su Grumolo passò dalla famiglia Dalla Scala alla famiglia nobiliare dei Visconti di Milano.
Nel 1404, il borgo delle Abbadesse passò sotto il dominio di Venezia: se da un lato il borgo poté beneficiare della sua protezione, dall’altro fu anche esposto agli attacchi dei suoi nemici. Nel 1513, infatti, fu rasa al suolo e saccheggiata dai soldati spagnoli, nemici di Venezia accampati presso il ponte del fiume Tesina.
Nel Cinquecento, la coltivazione del riso offrì una valida alternativa commerciale a molti nobili veneziani che, in seguito alla crisi del commercio con “le Indie” dovuta alla scoperta dell’America, considerarono tale coltivazione nell’entroterra un modo per compensare le perdite nel commercio marittimo. Così, si insediarono a Grumolo costruendovi splendide ville classicheggianti, molte delle quali in stile palladiano e tutt'oggi visitabili.
Nel 1797, le invasioni napoleoniche segnarono la fine della giurisdizione delle abbadesse sul borgo di Grumolo. Successivamente, il comune passò sotto il dominio austriaco ed infine venne annesso all'Italia nel 1896.
Nel Novecento, durante la prima guerra mondiale, da maggio del 1918 a novembre del 1920, Villa Piovene a Sarmego - frazione di Grumolo - fu convertita in un ospedale militare con circa 2000 posti letto. Vennero accolti soldati italiani, germanici ed austriaci di cui ne morirono 410, che ebbero degna sepoltura in un cimitero realizzato nelle vicinanze. Nel 1931, le salme dei militari deceduti vennero riesumate e  trasportate, con i dovuti onori, nell’Ossario monumentale della 1^ armata a Bassano del Grappa.
Dopo la seconda guerra mondiale il borgo si è avviato verso un rapido sviluppo: intorno agli anni Settanta sono nate diverse aziende industriali, artigianali e commerciali e le zone abitate si sono espanse. Tuttavia, la principale attività produttiva grumolese resta quella legata alla coltivazione del riso dal 1500.

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