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Centro di Documentazione Attilio Parelli a Monteleone d'Orvieto

Musei e Siti Archeologici
Preferito
Centro di Documentazione Attilio Parelli
Indirizzo
MONTELEONE D'ORVIETO (TR)
Piazza Bilancini - Sede Biblioteca Comunale - Monteleone d'Orvieto
Orari
Lunedì 17:00 - 19:00 Mercoledì 17:00 - 19:00 Venerdì 17:00 - 19:00
IndicazioniIndicazioni
Descrizione
Alla figura ed all’opera di Attilio Parelli (Attilio Paparella) compositore e direttore d’orchestra monteleonese, primo direttore artistico dell’EIAR, è stato dedicato un centro di documentazione che attualmente si trova nella sede della biblioteca comunale in piazza Bilancini.

Il centro è stato costituito grazie alla donazione degli eredi al Comune dell’interessante archivio del maestro. Il materiale è stato inventariato ed è stata realizzata una pubblicazione curata dalla prof.ssa Maria Bianca Brumana.

Le opere ed il fondo Parelli

Il comune di Monteleone d’Orvieto possiede il nucleo più consistente del fondo Parelli.

Un pianoforte a coda, libri, dischi e spartiti sono invece di proprietà degli eredi, ma non rivestono grande importanza in quanto già presenti nel fondo a disposizione del comune.

Oltre ai libri ed agli spartiti, il museo di documentazione “A. Parelli” è ricco di foto dell’epoca che rappresentano sia ritratti del compositore che della sua famiglia. Un corpus consistente è inoltre costituito dalle foto di musicisti e cantanti con i quali Parelli aveva stretto rapporti personali e di lavoro: Lina Cavalieri, Luisa Tetrazzini, Carmen Melis, Amedeo Bassi, Carlo Zecchi, Pietro Mascagni. Le foto degli artisti, la maggior parte in costume di scena, sono spesso accompagnate da dediche che testimoniano la loro stima nei confronti del Maestro.

Nelle sue opere sono rappresentati tutti i generi: composizioni per orchestra, melodramma, balletto, musica sacra vocale, lirica per canto e pianoforte, musica da camera.

Sono stati ritrovati anche manoscritti dei segnali d’apertura (jingle radiofonici) dei programmi radio Rai.

Nelle sue opere pianistiche si intravvede chiaramente l’intento programmatico; lo appassionano inoltre le trascrizioni per orchestra e il poema sinfonico (genere nel quale trae ispirazione da fonti letterarie).

In altri casi emerge una vocazione alle forme classiche e puramente strumentali, come nei numerosi movimenti di quartetto, nella singolare scelta del titolo Tema con variazioni per una composizione vocale.

Parelli amava riproporre le sue composizioni per diversi organici: la Pifferata di Natale si trova nella versione orchestrale e in quella pianistica; Alba nascente per canto e pianoforte e per violino e pianoforte, Odorava l’april per canto e pianoforte e per un gruppo strumentale composto da quartetto d’archi più clarinetto e pianoforte.

Nel fondo vi sono, a stampa, anche musiche appartenute alla allieva e moglie Isolina Rapalli come metodi per canto e facili metodi per pianoforte. Vi sono anche spartiti musicali che erano allegati ai periodici dell’epoca, che testimoniano i gusti del pubblico in quel periodo: riduzioni di celebri arie d’opera, operette, valzer e polke viennesi.

La grafica di Parelli era molto accurata (si riconoscono i suoi manoscritti per la forma elegante della chiave di violino) e insieme ai 112 manoscritti autografi, nel museo Parelli si trova anche una piccola collezione di musiche a stampa, in parte dello stesso maestro, e in parte provenienti dalla sua biblioteca.

I suoi brani sono stati pubblicati da case editrici come Ricordi, Carish, Schirmer, Schmidl, Puccio, Bixio.

Durante la sua carriera musicale si firmerà con pseudonimi vari come Parelli o Maramocio.

Il suo nome è legato anche a quello dei soprani (Alice Zeppilli, Mari Cavan), tenori (John Mac Cormack) di fama mondiale, come anche a cantanti in voga in quel tempo, oggi in parte dimenticati.

Amico, collaboratore e suo librettista, fu Enrico Comitti, discreto poeta romano che Parelli incontrò nel periodo degli studi all’Accademia di Santa Cecilia.

I dispettosi amanti

La sua opera più importante è sicuramente I dispettosi amanti. Il Radiocorriere dell’epoca dedica la sua copertina a questa opera, messa in scena per la prima volta nel marzo 1912 al metropolitan Opera House di Filadelfia, città che vanta una antica tradizione operistica.

I personaggi de I dispettosi amanti sono quattro: due giovani cugini, Florindo e Rosaura, costretti a sposarsi dalle rispettive famiglie, ma che finiranno poi per innamorarsi veramente ed i due genitori donna Angelica, madre di Florindo, e Don Fulgenzio, padre di Rosaura.

Il tutto si basa sulla ambiguità tra ciò che appare e ciò che realmente è. Il testo è stato pubblicato da Sonzogno a Milano: una prima bozza del manoscritto si trova nel fondo Parelli, l’autore è Comitti.

Scritto in una lingua garbata e scorrevole, utilizza modi di dire spigliati che si addicono allo spirito comico-sentimentale dell’opera. L’atto unico è suddiviso in sette scene.

Nell’anno successivo, il 1913, I dispettosi amanti fu rappresentato anche a Chicago e a New York, con gli stessi interpreti della “prima”: Alice Zeppilli (Montecarlo, 1885 – Pieve di Cento, 1969) nel ruolo di Rosaura, Amedeo Bassi (Firenze 1874 uno dei più apprezzati cantanti del repertorio verista) interpreta Florindo, la parte di Donna Angelica è affidata al mezzo soprano Louise Berat (unica cantante straniera) e quella di Don Fulgenzio al baritono Mario Sammarco.

Dal manoscritto si legge che l’opera è ambientata nel chiosco ottagonale del parco di una lussuosa villa ottocentesca: il parco esiste realmente vicino al Poggio Parelli, nello splendido scenario di Villa Marocchi.

I dispettosi amanti è stata la prima opera lirica trasmessa integralmente dalla radio italiana. Venne mandata in onda la sera 6 Maggio 1926, dalla sede di Milano dell’EIAR.

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