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Civita di Bagnoregio cosa puoi fare “nella città che muore”

Civita di Bagnoregio è una frazione di Bagnoregio, in Provincia di Viterbo, che conta meno di 20 abitanti e attira da tempo turisti e visitatori curiosi di vedere la "città che muore".

La definizione di "città che muore" nasce dal fatto che è posta su un colle di tufo il quale, a causa dell'erosione provocata costantemente da vento e pioggia, rischia di crollare.

La cittadina ha tante bellezze da offrire e una storia da raccontare che lascia sorpresi e fa riflettere.

Come raggiungere la cittadina

La cittadina si trova in provincia di Viterbo ed è raggiungibile tramite automobile percorrendo l'autostrada A1 e uscendo ad Attigliano. Se si viene dal nord sempre percorrendo l'A1 l'uscita è Orvieto.

Il parcheggio consigliato è quello di località Mercatello. Se questo è occupato si possono utilizzare i parcheggi di via Roma, Piazza Cavour o Piazza de Gasperi.

Altro modo per raggiungere la cittadina è quello di arrivare alle scalette su piazza Battaglini dove è possibile prendere la navetta che porterà all'ingresso del ponte principale.

Se si viaggia con i mezzi pubblici si possono prendere gli autobus delle linee Cotral che partono dalle stazioni ferroviarie di Viterbo e Orvieto.

 

Breve storia della città di Civita

Prima di parlare di cosa si può fare nella "città che muore", diamo un'occhiata alla sua storia.

Civita di Bagnoregio è una città antica fondata dagli Etruschi circa 2500 anni fa. Vide un successivo sviluppo anche con i Romani che ne apprezzarono la posizione.

Con la caduta dell'Impero Romano il territorio di Civita fu attraversato dai barbari e alcuni di questi, come i Longobardi, vi presero dimora fissa.

Successivamente, attratto dalla sua efficienza sotto ogni punto di vista, il re longobardo Agilulfo nell'anno 605 la conquistò e vi pose un presidio. Quando i longobardi estesero il loro territorio ai danni del territorio della Chiesa Romana, la zona di Civita divenne un importante punto strategico.

La presenza dei Longobardi a Civita è testimoniata da un numero infinito di pietre scolpite con tipici motivi longobardi.

Quando il re longobardo Agilulfo si convertì, Civita di Bagnoregio divenne diocesi con la presenza di un vescovo.

Seguì un alternarsi di vicende tra Longobardi e Imperatori franchi e il territorio di Civita divenne un campo di furenti battaglie.

Intorno al 1000 si insediò un ramo della famiglia Monaldeschi della vicina Orvieto, ma il popolo nel 1140 si ribellò ai loro inganni e alle loro ingiustizie e diede origine a un libero Comune.

La nuova libertà conquistata permise alla popolazione una vita più ricca e più tranquilla. Progredirono l'arte e la cultura e nel 1200 vi nacque Bonaventura: santo, filosofo e teologo.

Nel periodo comunale, nel 1373, Civita fu divisa in contrade.

Nel 1500 ospitò numerose famiglie facoltose pronte a far sorgere imponenti palazzi su architetture medioevali. Ma nel 1695 un susseguirsi di terremoti dette origine a un esodo continuo e fu l'inizio della tragedia e la fine di una città facoltosa.

La città ebbe un altro colpo di grazia con il terremoto del 1764 che rovinò la strada tra Civita e Bagnoregio.

Da questo periodo in poi abitare la città fu sempre più difficile. Inoltre fu un vero è proprio dramma quando gli anni successivi le più importanti istituzioni civili e religiose e le famiglie facoltose si trasferirono a Bagnoregio.

Tale esodo non si è più fermato tanto che nel 1925 si contavano ancora 650 abitanti, mentre oggi se ne contano appena 11.

Con la costruzione del nuovo ponte un filo di speranza si è riacceso tra i pochi superstiti perché molti turisti italiani e stranieri hanno scelto Civita come luogo da visitare durante le proprie vacanze.

L’ingresso alla città di Civita

La cittadina e le case di Civita parlano di un domani che non sarà. Forse questa è l'impressione che si ha osservando per la prima volta questo paese fantastico e irreale.

Civita è adagiata su un piano vulcanico, o meglio un lembo di terra innalzato nel cielo. Colpisce per la sua bellezza e particolarità. Non a caso il famoso regista giapponese Hayao Miyazaki si è ispirato a questo luogo per la realizzazione del celebre film "Laputa, il castello nel cielo".

Per raggiungere la cittadina vi è solo un metodo che è quello di attraversare il famoso ponte fotografato da numerose persone ogni anno.

Il ponte attuale del 1965, nato sulla demolizione di quello costruito nel 1920, è l’unico modo per arrivare alla cittadina. Esso conduce all’unica entrata del paese Porta Santa Maria.

Un tempo ve ne erano cinque ma per questioni di sicurezza è rimasta solo questa entrata.

Salendo il ponte si nota che il vuoto si fa sempre più ampio e quasi vertiginoso.

Un tempo la strada aveva un'altezza maggiore di 20 metri rispetto all'attuale ed era fiancheggiata da case.

Il tragitto per arrivare nella cittadina è lungo più di 200 metri ed è in parte in salita. Durante la camminata si avrà la possibilità di ammirare la Valle dei Calanchi e la sua florida natura.

Il luogo dove termina ora il ponte si attacca a una balza costituita da piroclastici di varie eruzioni vulcaniche che hanno per base argille plioceniche. Questo luogo, visto il posto in cui si poggia, è soggetto a controlli periodici per garantirne la stabilità.

Raggiunta la cima, l'occhio cade quasi d'incanto sulle costruzioni che hanno resistito al tempo e hanno sfidato le varie oscure vicissitudini abbattutesi su Civita di Bagnoregio.

 

La Porta Santa Maria e le prime strutture di Civita di Bagnoregio

Porta Santa Maria è l'unica porta rimasta oggigiorno attraverso la quale si può accedere alla piazzetta e alle brevi vie di Civita di Bagnoregio.

Ad accogliere il visitatore qui si trova un'architettura semplice e sobria ma anche austera ed elegante allo stesso tempo. Ai due lati di questo ingresso si trovano due leoni giustizieri che stringono tra gli artigli una testina femminile velata di sofferenze.

Andando avanti e superando Porta Santa Maria, la luce si fa più intensa e i colori più evidenti perché lo spazio si allarga con Piazza San Pietro a destra e la via principale che lascia intravedere la piazza più grande ed altre vie, alcune delle quali sono state interrotte da abitazioni durante il medioevo.

Dopo un sommario sguardo su quanto presenta la piazza, si può trarre subito una sintesi della storia di Civita etrusca, romana, medioevale, rinascimentale. Davanti agli occhi del visitatore si fondono insieme tutti questi stili architettonici.

La costruzione più grandiosa che si allunga su un lato della piazza San Donato è il rinascimentale Palazzo Alemanni Mazzocchi, appartenente a un’antica famiglia della città che ha dato lustro alla cittadina di Civita.

Oggigiorno l'edificio è sede di corsi estivi di architettura e si distingue per le alte finestre in pietra basaltica che supporta dei davanzali finemente lavorati.

La piazza della cittadina di San Donato è famosa per gli eventi locali. Tra questi si ricordano a giugno il simpatico Palio della Tonna e a dicembre e a gennaio il presepe vivente che coinvolge tutti gli abitanti delle zone vicine.

Il Palio della Tonna è una festa di origini medievali in cui dopo varie sfide e gare il vincitore ha in premio il "palio" che è un drappo dipinto da un artista locale.

 

La Chiesa di San Donato: il Duomo della città

Il duomo è il monumento più significativo della cittadina, anche se modificato nel tempo e ricco di interesse storico e artistico. L'esterno presenta uno stile rinascimentale semplice ed è affiancato da un campanile romanico dell'undicesimo secolo.

La storia del Duomo mette a disposizione del visitatore aspetti caratteristici da non perdere.

Il suo ultimo ripristino è iniziato nel 1967 con la pretesa di riportare il tempio all'antico splendore, ma secondo alcuni critici è mancata la capacità anche economica per farlo. Il risultato è stata la demolizione di cinque altari barocchi commissionati nel 1600 e la ricostruzione e intonacatura in parte di alcune pareti.

Dai documenti risulta che sia rimasta cattedrale fino al Seicento e in particolare fino al 1699. In quest’anno il vescovo si trasferì a Bagnoregio definitivamente, seguendo un documento di Papa Innocenzo XII. Da questo momento anche i restauri della chiesa furono condotti con sempre maggiore parsimonia.

Oggi il Duomo è ancora aperto al culto e costituisce l'unico luogo di preghiera e incontro per i pochissimi abitanti.

È una struttura in stile romanico che ha una pianta a tre navate e che racchiude al suo interno delle bellezze da non perdere.

L’opera più degna di nota contenuta nel Duomo è il crocifisso della scuola di Donatello. Un'opera così ben riuscita che si dice che l'autore si tagliò le mani per non rischiare di ripetere e rifare un'opera così bella.

A questo si aggiungono un affresco della scuola del Perugino e il bellissimo ciborio.

Al suo interno si trova anche l'ex sarcofago di Santa Vittoria le cui reliquie si conservano sotto l'altare di sinistra. Da non sottovalutare sono anche gli stalli del coro del 1550.

Sotto l'altare del crocifisso si trova il corpo imbalsamato di Santo Ildebrando che fu vescovo di questa città nel secolo IX.

 

Il palazzo comunale e il museo

Oggi i portali costituiscono il maggior ornamento della facciata e in particolare quello centrale risale al 1500.

Antistante la chiesa si trova il Palazzetto del Comune che è di stile medioevale. Ha avuto funzione di edificio pubblico fin dal 1400. Una costruzione a base quadrata originariamente alta 28 metri. Per i molti restauri necessari nel tempo, che ne hanno alterato la struttura, presenta oggi un aspetto povero.

Da vedere c’è anche l'ex palazzo del comune con lo stemma marmoreo papale recante la data del 1400.

A sinistra della torre campanaria vi sono due archi consecutivi che si immettono nella piazza dell'ex-vescovato. Qui si trova l'antico episcopio che è preceduto da un accogliente giardino. Questo edificio ospitava anche il collegio dei canonici e oggi offre ben poco da vedere. Infatti, sono crollate ben 18 stanze ed è stato adibito a museo a testimonianza della storia di Civita.

Entrando in questo museo si possono trovare oggetti delle epoche più recenti e nel piano superiore oggetti che vanno dal paleolitico al neolitico, dall'età del ferro quella del bronzo.

Altri oggetti del museo sono suppellettili e materiale vario con iscrizioni. Una raccolta di oggetti più o meno antichi che ricordano la Civita di Bagnoregio come un centro di vita attiva, sociale, economica, culturale e religiosa che dette il via a tutta una serie di attività artigianali tra le quali l'arte della ceramica.

Tra la chiesa e i palazzi oltre la piazza si allunga via Madonna della Maestà. Il nome le deriva dalla chiesa omonima in cui era venerata una bella madonna in trono detta appunto "maestà".

Anche qui le vie laterali sono brevi e terminano con dirupi. Girando per queste stradine può capitare di trovare qualche tradizionale forno che cuoce arrosti e dolci.

I palazzi di questa parte di Civita di Bagnoregio offrono archi che creano bellissimi scorci romantici.

Da notare mentre si cammina e si attraversa la cittadina i cippi funerari romani addossati ai muri medioevali.

Vedere questa parte della città invita a pensare alla Civita dei tempi etruschi e romani.

 

Il Giardino del Poeta, la grotta di San Bonaventura e altre bellezze

Altro luogo degno di una visita è il Giardino del Poeta. Una parte della cittadina che vi permetterà di ammirare un bellissimo paesaggio. Questo luogo contiene una bellissima terrazza e un curatissimo giardino. Nella terrazza si possono scattare delle bellissime foto e godere di un panorama su tutta la valle.

Il paesaggio è curato da un’azienda agricola locale che utilizza scarponi, stivali e zainetti come vasi. Il Giardino del Poeta ha questo nome in quanto ospita un busto di Dante di Alighieri, oltre a panchine e a un pozzo molto caratteristico.

Il famoso tunnel di Civita di Bagnoregio è un’altra tappa da non perdere. È stato scavato negli anni Trenta per permettere il passaggio dei carri e quindi il trasporto nella città.

Ma la città mette a disposizione dei visitatori anche un dettagliato museo geologico e delle frane. Questo aiuterà a capire meglio la storia e le difficoltà che la cittadina sta affrontando da tempo. Il museo si trova nella piazza principale ed è visitabile acquistando un biglietto. Gli schermi interattivi e i vari reperti aiutano nella comprensione dei problemi dell’area.

Da non dimenticare se si ha ancora tempo è la Grotta di San Bonaventura e la sua casa. La prima collocata nella zona a est del belvedere e si tratta di una tomba etrusca, poi utilizzata degli eremiti come rifugio. La tradizione vuole che lo stesso San Bonaventura l’abbia utilizzata per le sue meditazioni.

La grotta è legata anche a San Francesco d’Assisi che si dice in questo luogo abbia fatto un miracolo.

La casa di san Bonaventura è il luogo dove il santo trascorse la sua adolescenza. Attualmente la casa non è visitabile a seguito dei suoi numerosi crolli, ma si può trovare facilmente perché al suo esterno si trova un’edicola con l’effige del santo.

Infine, nella lista delle cose da fare a Civita di Bagnoregio ci sono i vari prodotti tipici umbro-laziali da assaporare. I vari negozietti della cittadina mettono a disposizione dei visitatori prelibatezze locali che meritano la degustazione e l’acquisto. Si ricordano anche prodotti di artigianato come la ceramica dipinta a mano o gli oggetti in cuoio.

Pertanto Civita, per quanto si possa chiamare la "città che muore", è un luogo ancora vivo che ha tanto da offrire e che, soprattutto, racconta una storia di resilienza di una cittadina che vuole trasmettere il suo messaggio di amore alla vita e che merita una visita almeno una volta nella vita.