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BENVENUTO A MONTEMURRO, IL BORGO DEI GRAFFITI E DEL POETA DELLE DUE MUSE!
Arroccato su uno sperone di roccia a 723 metri d’altitudine, nel cuore della Val d’Agri, Montemurro è un borgo lucano di poco più di 1.200 abitanti, dal fascino raccolto e senza tempo .... Il suo abitato, disteso su pareti rocciose e scoscese a picco sulla valle, regala scorci spettacolari e un’atmosfera autentica, dove arte, fede e poesia si intrecciano con la quiete della natura circostante.
Sorto intorno all’anno Mille, in seguito al declino della città romana di Grumentum, era noto nel 1068 come Castrum Montis Murri, sede di una comunità di monaci basiliani. Da allora, Montemurro ha intrecciato la propria storia con quella della Lucania più autentica, divenendo nei secoli un punto di riferimento economico, culturale e spirituale per l’intera valle.
Nei secoli passati, la presenza dei conventi francescano e domenicano, la fiorente arte della concia delle pelli e la produzione di olio e ceramiche fecero del borgo un piccolo centro operoso e rinomato.
La natura. La natura è l’anima più autentica di Montemurro, che fa parte dell’Area Naturale Protetta del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese. Boschi, uliveti e vigneti si alternano a corsi d’acqua e sorgenti che alimentano la biodiversità di un territorio autentico, dove ancora si leggono i segni dei tratturi e della transumanza. Disteso su un’altura, il borgo regala una veduta panoramica spettacolare sul Lago di Pietra del Pertusillo e sui monti circostanti, punteggiati da oliveti, frutteti e querceti secolari. In località Pietra Laccata, immersa in un fitto bosco, una sorgente di acqua gelida sgorga da una roccia spaccata che dà il nome al luogo: un angolo naturale suggestivo, da sempre meta prediletta dei montemurresi per una sosta rinfrescante o un picnic all’ombra degli alberi.
Un museo a cielo aperto. Oggi Montemurro è conosciuto come il borgo dei graffiti, grazie alla “Scuola del Graffito Polistrato” fondata nel 2003 dal maestro Giuseppe Antonello Leone. Le facciate delle case si trasformano in tele colorate che raccontano la storia, la memoria e la vita di questo luogo. La tecnica, nata negli anni Sessanta, impiega malte colorate e materiali del territorio – sabbia, terre e calce lucana – dando vita ad opere uniche, che resistono al tempo e parlano di radici. Ogni estate, artisti italiani e stranieri arrivano qui per lasciare la propria firma, trasformando Montemurro in un museo diffuso a cielo aperto.
Il borgo della poesia. Montemurro è anche il paese natale di Leonardo Sinisgalli, il celebre “poeta delle due muse”, ingegnere e intellettuale lucano capace di unire scienza e poesia, arte e tecnologia. La Fondazione Leonardo Sinisgalli, con sede nella casa di famiglia lungo il corso principale, custodisce libri, disegni, riviste, poesie e pubblicità d’autore del grande poeta, premiato anche alla Mostra del Cinema di Venezia. La sua voce, fatta di nostalgia e curiosità, ha dato alla Lucania un linguaggio nuovo, sospeso tra memoria e modernità.
Arte e letteratura. Da sempre il borgo ha dato i natali a pittori e scultori di talento: dai Sellitto e Manecchia, protagonisti del Cinquecento e Seicento napoletano, fino alla pittrice Maria Padula, esponente del Neorealismo e moglie del maestro Leone. Nel suo progetto “I luoghi della pittrice”, quattordici mattonelle bianche dislocate nel centro storico indicano i punti esatti da cui Maria dipingeva gli scorci del borgo: inquadrando i QR code, il visitatore può confrontare il dipinto originale con la vista reale, trasformando l’intero paese in un’esperienza di arte aumentata.
I sapori. Tra le specialità gastronomiche spiccano i ferricelli con la mollica e il rafano, i peperoni cruschi, il baccalà alla montemurrese, i panzerotti di castagne e la profumatissima “ruscedda” con olio locale.
L’olio di Montemurro, fine e profumato, è citato in un antico proverbio della valle: “Fine come l’olio di Montemurro”, emblema di qualità e genuinità.
Fede, tradizione e artigianato. La religiosità del borgo si esprime nelle feste dedicate a San Rocco, protettore del paese, e alla Madonna di Servigliano, il cui Santuario si trova a 1.300 metri sul Monte Santo Jaso, meta di pellegrinaggi estivi. Accanto alla devozione, sopravvive la tradizione artigiana: legno, ferro, ceramica, tessuti e ricami raccontano mani sapienti e antichi mestieri che ancora oggi resistono nelle botteghe locali.
Curiosità
Montemurro diede i natali anche a Giacinto Albini, patriota lucano e protagonista dell’Unità d’Italia, definito da Francesco Crispi “il Mazzini lucano”.
La chiesa di San Domenico, oggi sede della mostra “Pittori Montemurresi del ‘500 e ‘600”, custodisce un pavimento in ceramiche colorate e antichi affreschi restaurati.
Nei pressi della località “Pietra Laccata” sgorga una sorgente d’acqua purissima: un luogo amato per le escursioni e i picnic tra boschi e natura incontaminata
Cenni Storici La presenza umana nel territorio di Montemurro è attestata già tra il IV e il III secolo a.C., come dimostrano i ritrovamenti archeologici rinvenuti nell’area di Piani Parete: frammenti ceramici, resti di fattorie rurali e una necropoli con corredi, tra cui cinturoni decorati, vasi, candelabri e frutti fittili votivi. Una testimonianza preziosa della sua posizione strategica lungo le antiche vie commerciali controllate dal fiume Agri (Akiris), che collegava il Mar Ionio al Tirreno attraverso la Val d’Agri.
L’etimologia del nome Montemurro potrebbe derivare – secondo alcuni studiosi – da Mons Morus (“Monte del moro”), in riferimento all’occupazione saracena del Sud Italia, oppure dalla conformazione geologica del luogo: un monte di pietra arenaria sovrastato da un banco di argilla, quasi monte sopra monte.
L’insediamento medievale sorse attorno all’anno Mille, quando le incursioni saracene provenienti dalla vicina Grumentum — uno dei principali centri lucani dell’epoca romana — spinsero gli abitanti ad abbandonare la pianura. Il primo nucleo sorse come castrum fortificato e divenne ben presto centro monastico basiliano, poi affidato nell’XI secolo alla diocesi di Tricarico, assumendo un ruolo spirituale centralissimo nella valle. Nel 2004, scavi archeologici hanno riportato alla luce due edifici paralleli, con funzioni differenti ma tra loro complementari, a conferma dell’importanza del primo complesso religioso insediato in quest’area.
Con l’arrivo dei Normanni, Montemurro conobbe una fase di espansione economica. Tra Seicento e Settecento divenne uno dei centri più attivi della valle, grazie alla prosperità di mulini ad acqua, frantoi e concerie, già citati in documenti dell’epoca come riferimento produttivo d’eccellenza. Il borgo raggiunse gli 8.000 abitanti, con una fiorente economia basata su cereali, olio, vini e lavorazione delle pelli, la celebre “concia alla montemurrese”.
Nei secoli successivi, Montemurro fece parte del feudo di Montescaglioso, della sede episcopale di Tricarico, e fu dominio dei Sanseverino e dei Carafa. Nell’Ottocento divenne protagonista dell’Unità d’Italia, grazie a Giacinto Albini, il “Mazzini lucano”, leader dell’insurrezione antiborbonica del 1860.
Il paese fu però duramente colpito dal terremoto del 1857, dalla frana del 1907 e dal sisma del 1980, eventi che causarono un forte spopolamento e una massiccia emigrazione.
Montemurro è anche la patria del poeta-ingegnere Leonardo Sinisgalli (1908–1981), genio poliedrico capace di unire scienza e poesia, direttore della rivista "Civiltà delle Macchine", amico di Ungaretti, Olivetti e Fermi. È sepolto nel cimitero del borgo.
Tra le altre figure illustri si ricordano Giuseppe Capocasale, filosofo del XVIII secolo; Maria Padula, pittrice neorealista; e i pittori seicenteschi della scuola napoletana Sellitto e Manecchia.