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Museo Archeologico Nazionale del Melfese “Massimo Pallottino” a Melfi

Musei e Siti Archeologici
Preferito
Museo Archeologico Nazionale del Melfese “Massimo Pallottino”
Indirizzo
MELFI (PZ)
Via Normanni
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Descrizione
Il Museo Archeologico Nazionale del Melfese è situato nella Sala del Trono del Castello di Melfi e custodisce ritrovamenti archeologici riportati alla luce nella zona del Vulture-Melfese e riguardanti gli antichi popoli della preistoria, dei periodi dauno, sannita, romano, bizantino e normanno. 

Fondato nel 1976 e gestito dal 2014 dal Polo museale della Basilicata - nel dicembre 2019 diventato Direzione Regionale Musei - il Museo è composto da quattro sezioni espositive, le prime tre ubicate al piano del Castello. 

Nella prima sala potrete osservare utensili preistorici come pugnali, pietre lavorate, ceramiche daunie decorate e vari materiali dell'età del Bronzo.  

Nella seconda sala potrete ammirare due corredi funebri ritrovati in tombe principesche del VII-III secolo a.C., armi di bronzo e ferro, preziosi ornamenti in argento, oro e ambra, armature bronzee e vasellame d'argilla e bronzo sia greco che etrusco. 

Nella terza sala sono esposti i reperti del periodo Neolitico, dell'età del Bronzo e dell'età del Ferro rinvenuti nei comuni potentini di Lavello e Banzi. 

L'ultima sezione, quella medievale, inaugurata nel dicembre 2021 ed allestita nella Torre del Marcangione, custodisce reperti che si rifanno in gran parte al periodo di Federico II. Di grande bellezza sono la Sala delle Ceramiche, dove sono esposte magnifiche maioliche policrome – specialmente ceramiche da mensa con decorazioni di animali e scene di caccia, bicchieri, coppe e bottiglie – che sono il simbolo di una commistione tra la cultura islamica, arabo normanna e bizantina, la Sala dei Bestiari e quella dei Vetri, che riportano pienamente nel Medioevo. A chiudere il percorso espositivo, sono i resti dell’armatura di un soldato, con lo spadino, la spada, simboli cristiani e i ceppi utilizzati per i prigionieri. 

Sicuramente, però, il reperto più affascinante del Museo è il Sarcofago di Rapolla in marmo bianco, noto anche come Sarcofago di Melfi, proveniente dall'Asia Minore e risalente al periodo romano, al II secolo d.C., ritrovato intorno alla metà dell'Ottocento. Sul coperchio potrete vedere il ritratto della defunta, una giovane donna che giace distesa sul suo letto, ritratta come se fosse addormentata; ai suoi piedi è presente un cagnolino, di cui rimangono solo le zampe, e vicino al viso si trova un amorino che tiene in una mano un festone di fiori e nell’altra mano una fiaccola rivolta verso il basso. Nella parte alta del sarcofago è presente un elegante fregio di tritoni e mostri marini che fa da cornice alla parte sottostante dove sono rappresentati alcune divinità ed eroi classici. 

Da non perdere i preziosi dipinti appartenuti ai Doria, forse opere seicentesche di scuola fiamminga o settecentesche di scuola italiana, che riproducono una serie di scene di caccia; una grande tela che ritrae il territorio di Melfi; e, nella cappella del Castello, la rappresentazione della Crocifissione di fattura fiamminga della fine del XVI secolo. 

Curiosità 

  • Fino alla fine degli anni Settanta, il Sarcofago di Rapolla si trovava nel Palazzo del Vescovado

  • Secondo alcuni studiosi, il Sarcofago apparterrebbe ad Emilia, la figlia del patrizio Marco Emilio Scauro, uno dei politici più influenti della tarda Repubblica, ma questa ipotesi pare non essere supportata dalla cronologia storica. 

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